UE-15 ed UE-10: un abbraccio mortale?

6 Dicembre 2011

Il rapporto tra i vecchi stati membri dell’UE-15 ed i nuovi stati membri entrati con gli allargamenti del 2004 e del 2007, l’UE-10, è un rapporto asimmetrico e di dipendenza strutturale. Investimenti diretti e flussi commerciali hanno reso l’UE-10 o UE orientale la piattaforma produttiva dell’UE occidentale. Attraverso questo legame si scaricano gli shock esogeni come quello della crisi del 2008. Una crisi strutturale nell’area dell’euro avrebbe ricadute disastrose, in primis sul sistema bancario di questi paesi, formato in larghissima parte da filiali di banche dell’europa occidentale.

Dalle analisi dell’Osservatorio Crisi (http://www.osservatoriocrisi.it/), iniziativa  finanziata dalla regione FVG per monitorare le economie dell’UE orientale e dei Balcani Occidentali, emergevano alcuni punti “critici”. L’ integrazione economico-finanziaria con i “vecchi stati” dell’UE occidentale,  formatasi  in un ventennio di relazioni politiche, scambi commerciali ed investimenti, rendeva l’UE orientale esposta alla congiuntura dell’UE occidentale. Un settore particolare era quello bancario, con  l’80% delle attività in mano ad istituti, austriaci, italiani, ecc. Quando contrazione della domanda globale e la svalutazione delle monete nazionali aveva reso difficile per famiglie ed imprese di questi paesi onorare crediti e mutui in euro e altre valute, la crisi  reale era divenuta anche contrazione del credito.  L’intervento di istituzioni internazionali, UE, banche centrali ed istituti di credito europei  aveva permesso il  rifinanziamento delle filiali orientali. Un approfondimento della crisi dell’euro con conseguente recrudescenza del ciclo recessivo non solo europeo ma mondiale, oltre all’immediata ricaduta dell’export e degli investimenti, costringerebbe le banche dell’UE occidentale a rafforzarsi, “riportando a casa” i capitali ed interrompendo il finanziamento delle filiali orientali, da cui una seconda fase di contrazione del credito, questa volta duratura, che affosserebbe il settore reale lasciando i sistemi bancari di questi paesi nel caos. L’Europa orientale ha soltanto da perdere in una eventuale crisi dell’euro.

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